Appalti pubblici e cooperative: un dialogo proficuo
Prof. Avv. Lorenzo Cuocolo per Infolega – rivista online di Lega Coop Liguria
Il rapporto tra appalti pubblici e cooperative è ben presente nella realtà italiana, soprattutto dopo l’introduzione del nuovo Codice dei Contratti pubblici, recentemente modificato grazie al decreto correttivo n. 56/2017.
Si tratta di un rapporto stretto, fatto di dialogo ed utilità per entrambe le parti. Ma cerchiamo di analizzarlo più da vicino.
Il mondo della cooperazione rappresenta un importante tassello dell’economia italiana e secondo l’ultimo Rapporto dell’Euricse – l’istituto di ricerca sulla cooperazione nato in seno all’Università di Trento – nel 2014 le cooperative ed i consorzi di cooperative «hanno registrato un valore della produzione rispettivamente di 86,5 e 16 miliardi di euro», senza dimenticare l’apporto delle banche di credito cooperativo. Se a queste cifre si aggiungono quelle relative alle imprese controllate da cooperative, si scopre che la cooperazione in Italia vale «30,8 miliardi di euro – pari al 2,1% del totale nazionale».
Tuttavia, ciò che rileva nel settore degli appalti pubblici non è solo la capacità economica delle cooperative, ma anche e soprattutto la loro abilità nel creare un punto di congiunzione tra istanze pubblicistiche ed impresa privata, tra le esigenze di risparmio e flessibilità da una parte e la necessità di garantire gli standard qualitativi previsti per gli utenti finali dall’altra.
Lo spirito mutualistico proprio della cooperazione, infatti, permette di ottenere lavori, servizi e forniture senza tralasciare il vincolo di solidarietà – conseguendo così condizioni di lavoro migliori, prezzi più bassi per i servizi, costi minori per l’acquisto di attrezzature e materiali.
Ad ulteriore conferma della vocazione solidaristica delle cooperative, si ricorda che queste ultime, tramite l’Alleanza delle Cooperative Italiane, sono intervenute in sede di approvazione del nuovo Codice degli Appalti. In particolare, l’ACI ha criticato il “dumping sociale”, un fenomeno favorito dal sistema di aggiudicazione dell’offerta al massimo ribasso.
Il nuovo Codice ha accolto questa tesi introducendo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, mentre il prezzo più basso è diventato residuale. Ciò permette alla P.A. di scegliere il proprio contraente non solo basandosi sul risparmio economico, ma valorizzando la qualità dell’offerta tecnica.
Gli aspetti ora evidenziati contribuiscono a delineare l’importanza del rapporto tra cooperative e appalti pubblici, che sarà ulteriormente approfondito durante il seminario del 7 e del 14 marzo 2018 dedicato proprio a questo tema, analizzandone potenzialità e criticità.
Verrà inoltre esaminata la possibilità di aggiudicare un appalto senza previa gara. Si farà infatti riferimento al sistema delle soglie: laddove il valore complessivo dell’appalto sia inferiore a certi importi, è permessa l’adozione di procedure semplificate, come l’affidamento diretto o la procedura ristretta su invito della P.A.
Un’altra novità analizzata sarà la possibilità per la stazione appaltante di inserire ulteriori criteri premiali, legati al rating di legalità, sicurezza, impatto ambientale e tutela del lavoro, anche al fine di favorire la partecipazione di microimprese, piccole e medie imprese. Tali valutazioni possono azzerare il punteggio relativo al prezzo, istituendo di fatto una gara basata soltanto sulla qualità.
Per concludere, è impossibile non citare la particolare tipologia delle cooperative sociali. Tali peculiari forme di cooperazione sono funzionali all’inclusione sociale e lavorativa di soggetti svantaggiati, coadiuvando, di fatto, il welfare statale – soprattutto in campi delicati come i servizi sanitari, assistenziali ed educativi.
In forza della deroga contenuta nell’art. 112 del Codice per le P.A., è infatti possibile riservare il diritto di partecipazione ad appalti e concessioni o la loro esecuzione alle cooperative sociali «il cui scopo principale sia l’integrazione sociale e professionale delle persone con disabilità o svantaggiate». La stessa opportunità è permessa a chi sviluppa programmi di lavoro protetti, quando la cooperativa sia costituita – per almeno il 30% – da lavoratori con disabilità o svantaggiati.
In quest’ottica il seminario del 7 e 14 marzo, organizzato grazie ad Alleanza Cooperative, mira a valorizzare le specificità giuridiche ed organizzative delle cooperative nel mondo dei contratti pubblici e il loro ruolo nel tessuto sociale odierno.