La Commissione Europea chiede chiarimenti sulla tassazione delle Autorità Portuali
Studio Cuocolo per Assagenti – dalla Newsletter di Maggio
Il 3 aprile il Ministero dei Trasporti italiano ha ricevuto dalla Commissione Europea una lettera, contenente la richiesta di informazioni in merito alla tassazione dei porti italiani.
La Commissione, in particolare, ha chiesto chiarimenti sul fatto che nell’ordinamento italiano le Autorità di Sistema Portuale, nella raccolta dei canoni concessori sull’uso dei beni demaniali, non sono sottoposte alla tassazione comunemente vigente per le imprese. Il discrimine rilevante in questo caso, infatti, è se le Autorità di Sistema portuale possano essere considerate imprese che esercitano attività economica, e su questo punto dovranno vertere le spiegazioni che il Ministero dei Trasporti è tenuto a fornire.
È opportuno ricordare che l’art. 107 TFUE vieta gli aiuti di stato, col fine di impedire agli Stati membri di falsare la concorrenza. Secondo la consolidata posizione dell’Unione Europea sul punto, le agevolazioni e le esenzioni fiscali rientrano nella nozione di “aiuto di stato”, poiché portano ad una mancata percezione che di fatto equivale ad un esborso di risorse pubbliche. In questo caso, la Commissione europea è preoccupata che la legislazione italiana crei una situazione di disparità tra i porti italiani e quelli del resto d’Europa, dal momento che le Autorità non sono tenute a versare le imposte ordinarie come invece devono fare le imprese che gestiscono i porti negli altri Stati membri.
Ma l’interesse della Commissione verso tale questione non è nuovo: già a partire dal 2013 aveva avviato delle indagini nei confronti prima dei Paesi Bassi, e successivamente anche di Francia e Belgio. Anche in quei casi il problema era analogo: i soggetti che a diverso titolo si occupavano della gestione e dello sviluppo dei porti erano esentati rispetto al regime fiscale vigente per le imprese.
In seguito alle indagini, la Commissione aveva ritenuto che sussistesse un aiuto di Stato illegittimo ed aveva pertanto avviato la procedura d’infrazione, che si è già conclusa nei confronti dei Paesi Bassi, con la decisione 2016/634 del 21 gennaio 2016.
In estrema sintesi, nella decisione la Commissione ha sostenuto che la normativa neerlandese, dal momento che esentava le imprese pubbliche che gestivano i porti dall’imposta sulle società, costituisse un aiuto di Stato e andasse pertanto modificata. Anche in quel caso, il punto centrale della questione era se le attività svolte dalle imprese (indifferentemente pubbliche o private) incaricate della gestione di un porto fossero da considerarsi attività economiche o meno.
In maniera analoga il problema si pone nel caso delle Autorità di Sistema Portuale italiane, che secondo il Ministero dei Trasporti, sono enti pubblici non economici di amministrazione indiretta dello Stato italiano. La natura pubblica o privata del soggetto, tuttavia, ha scarso rilievo per il diritto comunitario, mentre il vero discrimine è se l’attività di riscossione dei canoni concessori possa essere qualificata o meno attività economica.
Per quanto riguarda i prossimi passaggi della procedura così avviata, la Commissione, una volta recepiti i chiarimenti, se non li riterrà soddisfacenti, potrà inviare un parere motivato contenente la richiesta di uniformare la legislazione nazionale al diritto europeo. Se l’Italia non ottempererà a tale obbligo, potrebbe essere sanzionata tramite l’avvio di una procedura d’infrazione.