Decreto Rilancio: le novità per il settore portuale

Studio Cuocolo  per Assagenti – dalla Newsletter di maggio

È finalmente stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto-legge n. 34/2020, c.d. Decreto Rilancio, il cui art. 199 introduce alcune nuove misure a supporto del settore portuale.

Viene in primo luogo data la facoltà alle Autorità di Sistema Portuale di ridurre gli importi dei canoni relativi alle concessioni di cui all’art. 36 Cod. Nav. e agli artt. 16, 17 e 18 L. 84/1994, nonché dei canoni concessori delle Stazioni marittime e dei servizi di supporto a passeggeri. Si tratta di una misura importante, che era già stata proposta in occasione della conversione in legge del decreto Cura Italia, che invece aveva previsto solamente la sospensione dei canoni (v. sul punto l’articolo dedicato).
Rispetto alle bozze del decreto circolate nelle settimane scorse, non si fa più riferimento espressamente alla possibilità di azzerare i canoni, anche se tale facoltà sembra implicita nella possibilità di ridurne l’importo. Va notato, in ogni caso, che la riduzione dei canoni è configurata come una decisione discrezionale delle Autorità di Sistema, che quindi potranno decidere se disporla o meno, compatibilmente con le proprie disponibilità di bilancio.
A questo proposito, occorre peraltro osservare come l’efficacia di tale misura sia fortemente limitata dalla previsione di un fondo di soli 6 milioni per finanziare la riduzione dei canoni concessori da parte delle Autorità di sistema portuale che siano prive di risorse proprie utilizzabili a tali fini. Inoltre, anche la possibilità per le Autorità di sistema portuale di fare ricorso ai propri avanzi di amministrazione è subordinata all’adozione di un decreto ministeriale che entro trenta giorni dovrebbe determinare le quote di avanzo utilizzabili da ciascuna Autorità, nel limite complessivo di 10 milioni di euro per il 2020.
Un’altra misura di grande rilievo per il settore portuale è la proroga ex lege di 12 mesi della durata delle concessioni delle aree demaniali (art. 36 Cod. Nav.) e delle banchine portuali (art. 18, L. 84/1994), che si applica a tutte le concessioni attualmente in vigore nonché alle concessioni scadute nel periodo compreso tra il 31 gennaio e il 19 maggio 2020. Per lo stesso periodo sono inoltre prorogate le autorizzazioni rilasciate ex art. 16 L. 84/1994. Fanno eccezione però le concessioni in scadenza per le quali si sia conclusa la procedura di evidenza pubblica entro il 23 febbraio 2020.
Nella versione finale del decreto, è stato inoltre confermato il contributo, fino a 2 milioni di euro, che ciascuna AdSP potrà corrispondere ai soggetti fornitori di lavoro portuale di cui all’art. 17 della L. n. 84/1994. Rispetto alle bozze circolate in precedenza, tuttavia, nella versione finale del decreto tale facoltà è limitata al solo 2020, anziché al biennio 2020-2021. Quanto alle modalità di distribuzione del contributo, il Decreto ha previsto che tale importo possa essere erogato nella misura massima di 60 euro per dipendente in relazione a ciascuna giornata di lavoro in meno rispetto al corrispondente mese dell’anno 2019.
Dal testo definitivo del decreto è stata invece stralciata l’esenzione della tassa di ancoraggio, che secondo le bozze circolate nelle settimane precedenti avrebbe dovuto sgravare gli armatori degli importi dovuti per le operazioni effettuate fino al 30 giugno.
In conclusione, la versione definitiva del Decreto Rilancio, benché contenga indubbiamente alcune misure interessanti per il settore portuale, come la proroga delle concessioni e la riduzione (eventuale) dei canoni concessori, risulta svuotata di alcune delle misure maggiormente attese dagli operatori, nonché soprattutto sprovvista delle risorse necessarie per alleviare le conseguenze che la crisi dei traffici conseguente all’epidemia da coronavirus sta causando all’intero comparto. L’auspicio è dunque che in sede di esame parlamentare si possa rimediare ad alcune delle oggettive mancanze del decreto, in modo da apportare un contributo reale al rilancio di un settore strategico per la crescita economica del Paese.

 

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