Cura Italia: la legge di conversione estende la sospensione dei canoni demaniali a tutti i concessionari portuali

Studio Cuocolo per Assagenti – dalla Newsletter di Aprile

Il 9 aprile 2020, il Senato, con 142 voti favorevoli, 99 contrari e 4 astensioni, ha approvato il disegno di legge di conversione del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (c.d. “Cura Italia”) che, recependo il maxi-emendamento presentato dal Governo, estende la portata applicativa dell’articolo 92 del decreto in materia di sospensione dei canoni demaniali (testo).
Al momento la modifica è stata approvata solo dal Senato, pertanto per la definitiva conversione in legge è necessario attendere il passaggio alla Camera dei Deputati che tuttavia, con ogni probabilità, approverà la legge nello stesso testo.
La modifica apportata dal Senato è finalizzata ad estendere la portata applicativa delle misure introdotte dal Cura Italia, ponendo rimedio alla situazione di disomogeneità che si è venuta a determinare nelle ultime settimane.
Infatti la versione originaria dell’articolo 92 del decreto aveva previsto, nell’ambito delle misure economiche adottate per fronteggiare la riduzione dei traffici marittimi afferenti al trasporto di merci e di persone, la sospensione del pagamento dei canoni demaniali marittimi fino al 31 luglio 2020, fermo restando però l’obbligo di procedere al pagamento dei medesimi canoni entro il 31 dicembre 2020, anche mediante rateazione e senza applicazione di interessi.
Tuttavia, inizialmente, l’ambito di applicazione della sospensione era limitata al solo pagamento dei canoni gravanti sulle imprese titolari di autorizzazioni e concessioni di cui agli articoli 16, 17 e 18 della legge n. 84 del 1994, ossia sulle imprese che svolgono operazioni portuali e servizi portuali, sui fornitori di lavoro temporaneo e sui titolari di concessione di aree e banchine portuali per l’espletamento di operazioni portuali. Restavano invece esclusi i titolari di concessioni demaniali in aree portuali che svolgessero attività diverse da quelle sopra menzionate.
Per ovviare alle carenze del decreto, fin dai giorni seguenti la sua pubblicazione, alcune autorità portuali hanno avvertito l’esigenza di porre in essere delle misure integrative rispetto alla norma del Cura Italia. Prima fra tutte è stata la AdSP del Mare Adriatico Meridionale che, il 18 marzo 2020, ha emanato un’ordinanza tramite la quale ha prorogato il termine per i pagamenti dei canoni dovuti dalle imprese operanti nei porti di Bari, Brindisi, Barletta e Manfredonia fino al 15 dicembre, anziché fino al 31 luglio, e ha ampliato la platea dei soggetti beneficiari del provvedimento a tutti i titolari di concessioni demaniali marittime in ambito portuale. Sull’esempio di Bari si sono poi mosse anche altre Autorità Portuali, tra cui in particolare l’AdSP del Mare Adriatico Settentrionale, la quale ha adottato misure analoghe. Si trattava, dunque, di interventi non omogenei in quanto riguardavano solo alcuni porti italiani, creando una situazione di disparità di trattamento tra le varie imprese logistico-portuali operanti sul territorio nazionale.
In questo contesto è destinata quindi ad intervenire la legge di conversione del Cura Italia che, salva l’approvazione di modifiche da parte della Camera dei Deputati, dovrebbe estendere la sospensione dei canoni «altresì ai concessionari demaniali marittimi titolari di concessione rilasciata da Autorità portuale o Autorità di sistema portuale ai sensi dell’articolo 36 del codice della navigazione». In relazione a questi ultimi, peraltro, a differenza dei soggetti di cui agli articoli 16, 17 e 18 della legge n. 84 del 1994, il termine per il pagamento dei canoni sospesi è fissato al 30 settembre 2020 (anziché al 31 dicembre) e non è prevista espressamente la possibilità di procedere a rateazione (tuttavia, probabilmente quest’ultima possibilità è estendibile in via interpretativa anche a tale categoria).
Rispetto alle altre proposte di modifica presentate dai gruppi parlamentari di maggioranza, inoltre, si segnala il mancato accoglimento dell’emendamento volto a consentire alle AdSP non solo di sospendere, ma anche di ridurre fino ad azzerare i canoni demaniali, in misura parametrata alla riduzione dei traffici e nei limiti delle risorse di bilancio disponibili, destinando a tale scopo eventuali avanzi di gestione. La mancata approvazione di tale emendamento, dovuta al parere negativo dei tecnici del MEF, non dovrebbe nondimeno impedire che le singole AdSP adottino misure di questo tenore nell’ambito della propria autonomia finanziaria.

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