Zone Economiche Speciali: a che punto siamo

Studio Cuocolo per Assagenti – dalla Newsletter di Dicembre

Come noto, la possibilità di istituire delle Zone Economiche Speciali (ZES) è stata introdotta in Italia con il D.L. n. 91 del 2017 (c.d. Decreto per il Mezzogiorno), a vantaggio delle Regioni del Mezzogiorno.
Si tratta di un’iniziativa che segue l’esempio di altri Paesi quali, in particolare, gli Stati Uniti dove le prime ZES sono state introdotte già a partire dagli anni’ 30 per poi diffondersi rapidamente nel resto del mondo; ad oggi si contano circa 5.383 ZES in 147 Paesi con una maggiore concentrazione in Asia che ospita tre quarti di tutte le ZES presenti nel mondo.
È da circa due anni, quindi, che anche nel nostro Paese vi è la possibilità di creare tali zone al fine di creare “condizioni favorevoli in termini economici, finanziari e amministrativi, che consentano lo sviluppo delle imprese già operanti e l’insediamento di nuove imprese”.
In particolare, in base al D.L. 91 del 2017, l’istituzione di una ZES comporta la possibilità per le imprese che effettuano investimenti in tali aree di beneficiare di un credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali nuovi nel Mezzogiorno nel limite massimo, per ciascun progetto di investimento, di 50 milioni di euro.
Si tratta, dunque, di una grande opportunità per le Regioni meridionali, che tuttavia finora non è stata sfruttata fino in fondo. Difatti, attualmente, a due anni dall’entrata in vigore del Decreto per il Mezzogiorno, hanno scelto di usufruirne sono solo quattro delle otto Regioni destinatarie: Calabria, Campania, Puglia, Basilicata e Molise. Va detto inoltre che anche le restanti Regioni (Abruzzo, Molise, Sardegna e Sicilia), pur non avendo ancora introdotto le ZES, hanno avviato la procedura volta alla realizzazione delle stesse.
Sicuramente un elemento che non ha agevolato la rapida introduzione delle ZES è la complessità del relativo procedimento di istituzione: infatti, è stato necessario innanzitutto attendere l’adozione di un regolamento attuativo a cui spettava stabilire i requisiti e le modalità di istituzione delle ZES. Solo a seguito dell’adozione di tale regolamento, avvenuta con DPCM n. 12 del 25 gennaio 2018, quindi, le Regioni interessate hanno potuto presentare le proprie proposte (la prima a farlo è stata la Regione Calabria con proposta adottata il 19/03/2018).
In seguito, è stato avviato il procedimento di istituzione, nel corso del quale è stato necessario acquisire il parere dei Ministeri competenti (Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti).
Ad oggi, sono state istituite le seguenti ZES:
ZES Calabria (DPCM del 11/05/2018)
ZES Campania (DPCM del 11/05/2018)
ZES Ionica Interregionale Puglia – Basilicata (DPCM del 06/06/2019)
ZES Adriatica Interregionale Puglia – Molise (DPCM del 03/09/2019)
Una volta concluso il procedimento istitutivo, è stato poi necessario dotare le ZES delle risorse necessarie per sostenere gli investimenti realizzati all’interno delle stesse. Ciò è avvenuto soltanto con il D.L. n. 34/2019 (c.d. Decreto Crescita) con il quale sono stati destinati 50 milioni di euro per il 2019, 150 milioni di euro per il 2020 e 100 milioni di euro per il 2021.
Alla luce di quanto sopra, sicuramente l’istituto delle ZES e la loro effettiva attuazione in tutte le Regioni del Mezzogiorno costituisce una concreta e reale possibilità di crescita di territori che storicamente scontano una condizione di arretratezza economica. A riprova di ciò basti pensare al vantaggio economico avuto dalla Polonia a seguito dell’istituzione di numerose Zone Economiche speciali le quali hanno creato 448.000 posti di lavoro con un investimento pari a 35 miliardi di dollari.
Tuttavia il rischio è quello che l’istituzione delle ZES produca nell’immediato un incremento di investimenti, dovuti ai benefici fiscali connessi, che tuttavia non si traduca in una crescita duratura, destinata a protrarsi anche oltre l’esaurimento delle risorse pubbliche previste.
Non resta dunque che attendere gli ulteriori sviluppi del processo di istituzione delle ZES e valutare quali effetti queste produrranno nel medio-lungo periodo sui territori interessati.

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