Porti: una riforma con molte luci e qualche ombra

di Lorenzo Cuocolo e Francesco Gallarati
Pubblicato sul Secolo XIX il 15.05.2016
Il parere reso nei giorni scorsi dal Consiglio di Stato sullo schema di decreto di riforma delle autorità portuali conferma un’impressione già molto diffusa tra gli operatori del settore: cioè che si tratti di una riforma con molte luci e qualche ombra. Ecco gli aspetti più rilevanti evidenziati dai magistrati.
1) Innanzitutto, il Consiglio di Stato apprezza espressamente l’approccio con cui il Governo ha affrontato la riforma, inserendola nel più ampio disegno di riordino della pubblica amministrazione portato avanti dalla legge Madia. In particolare, il Consiglio di Stato «sostiene ed incoraggia» la visione dell’amministrazione pubblica fatta propria dal decreto, cioè l’idea di una pubblica amministrazione che non si limiti ad esercitare funzioni autoritative e gestionali, ma miri «anche a promuovere crescita, sviluppo e competitività».
2) In secondo luogo, il parere esprime apprezzamento per la semplificazione burocratica attuata dalla riforma, soprattutto mediante la creazione dello Sportello unico. In vista di una maggiore semplificazione, i magistrati invitano tuttavia il Governo ad attribuire a tale ufficio tutti i procedimenti amministrativi ed autorizzativi, compresi quelli riguardanti le attività commerciali e industriali (attualmente esclusi).
3) I giudici di Palazzo Spada, poi, approvano il superamento della frammentazione della governance portuale, attuato attraverso l’istituzione delle Autorità di sistema portuale (AdSP). Solo un approccio integrato, infatti – si legge nel parere – può consentire ai porti italiani di far fronte alle sfide rappresentate dal gigantismo navale e dalla competizione con gli scali del Nord Europa.
4) Negativo è, invece, il giudizio su alcuni dei correttivi introdotti per cercare di attenuare o ritardare il passaggio dall’attuale sistema “frammentato” al modello “integrato” disegnato dalla riforma. In particolare, i magistrati bocciano la possibilità di istituire Uffici territoriali (una sorta di sedi distaccate delle AdSP) nelle città ex sedi di autorità portuali. Tale possibilità, infatti, potrebbe vanificare l’intento di razionalizzazione perseguito dalla riforma, portando ad una moltiplicazione dei centri decisionali e, quindi, al mantenimento dello status quo.
5) Analogamente, viene criticata la proposta di alcune Regioni di rinviare fino a 36 mesi l’entrata a regime della riforma. Una proroga così lunga dell’attuale frammentazione, infatti, secondo i magistrati, potrebbe vanificare i benefici contenuti nel decreto.
6) Infine, il Consiglio di Stato, facendo proprie alcune delle osservazioni avanzate dai Governatori in sede di Conferenza Stato-Regioni, invita il Governo ad inserire il decreto sulla governance in un complesso più ampio di riforme, che comprenda in particolare la riforma degli interporti, una nuova disciplina dei dragaggi ed il tanto atteso regolamento sulle concessioni portuali. Ciò nella consapevolezza che le innovazioni introdotte dal decreto in materia di governance – per quanto «importanti e condivisibili» – da sole non sono sufficienti per dare slancio ad un settore centrale per lo sviluppo economico del Paese.

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